veicoli elettrici

Veicoli elettrici: sono davvero il futuro?

Abbiamo passato il 2021 ad immaginare l’Europa senza veicoli a motore endotermico a partire dal 2030.

E questo sulla scia di programmi della commissione europea (Fit for 55 dove si intende una riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030) che prevedevano la eliminazione di tutti i veicoli eccetto quelli elettrici, che garantiscono emissioni locali inquinanti e climalteranti nulle.

Il tutto supportato dai proclami di grandi investimenti delle case costruttrici, che affermavano di essere pronti a produrre da subito veicoli elettrificati a basse emissioni (veicoli ibridi) ed a partire dal 2025 solo o quasi veicoli elettrici. L’impegno dei costruttori in tal senso non è mancato e già oggi si vedono sul mercato veicoli piccoli, medi e grandi alimentati con energia elettrica da batteria (Battery Electric Vehicles-BEV).

Veicoli elettrici e crisi dell’industria automobilistica

Ovvio le opposizioni da più parti non mancano, c’è chi sostiene che verrà messa in crisi l’industria automobilistica e la relativa forza lavoro così come è attualmente, perché il veicolo elettrico ha molti meno componenti di quello a combustibile e perché si dovrebbe attuare una grande riconversione dei lavoratori a competenze diverse.

Ma il grande problema è creare una rete adeguata di colonnine di ricarica che consenta di viaggiare in assoluta tranquillità anche su tratte medio-lunghe, certi di poter fare rifornimento quando si voglia/debba farlo. Non solo, i tempi di ricarica delle batterie dipendono fortemente dalle caratteristiche tecniche dell’auto e possono richiedere anche alcune decine di minuti o addirittura ore, in funzione della colonnina, del veicolo e della distanza che resta da percorrere. In sostanza oggi il veicolo elettrico non sembra adatto a lunghe percorrenze in tempi brevi, a meno di osservare una attenta programmazione dei viaggi, cosa che non è nelle caratteristiche e nelle intenzioni di tutti i guidatori.

La percorrenza dei veicoli elettrici

Il veicolo elettrico, o meglio l’elettrico a batteria, sembra dunque adatto oggi a percorsi medio-brevi, quotidiani per lavoro o necessità personali, ma non alle grandi distanze, prevalentemente su veicoli passeggeri e veicoli commerciali leggeri. Per i commerciali pesanti neanche a parlarne, vista l’alta densità energetica necessaria per il trasporto di materiali su medie e lunghe distanze.

A questo si aggiunge la necessità di gestire in tempi molto brevi la riconversione del parco circolante, con veicoli più costosi in momenti di crisi economica, generata prima dalla pandemia e poi dal conflitto Russo-Ucraino. Crisi che coinvolge-travolge materiali e prodotti energetici, complicando notevolmente la realizzazione dei programmi, riducendo le aspettative di crescita, al punto da richiedere pesanti revisioni.

E dopo tante richieste di applicare la invarianza tecnologica, e cioè consentire ancora l’uso di motori a combustibile a patto che non ci fossero emissioni, ecco che finalmente l’uso di combustibili ecologici in motori endotermici è stato considerato ed approvato dai comitati europei. Ciò vuol dire che il futuro di un mondo maggiormente ecologico-meno inquinante arriverà, probabilmente con connotati ed impatti meno drastici rispetto alle previsioni iniziali, perché si lascerà spazio ad iniziative diverse, fermi restando i risultati di riduzione delle emissioni.

In considerazione delle problematiche attuali anche il quando è stato rivisto, spostando al 2035 la data di riferimento per la riduzione richiesta, con buona accettazione di tutti i costruttori, anche i fanatici sostenitori dell’elettrico che hanno molto investito e più avanti nei programmi di riconversione, perché nella situazione attuale di carenza di materiali è molto difficile produrre veicoli normali, figuriamoci quelli più evoluti. Ed infatti in tempi recenti sono drasticamente calate le vendite di auto elettriche, tranne quelle di Tesla che di quello vive, e dopo tanto penare ha finalmente una produzione accettabile.

Ma non disperiamo, il futuro di ambiente pulito che ci è stato prospettato arriverà prima o poi, e se tutti noi contribuiamo con la dovuta attenzione sarà sicuramente un ambiente migliore.

Come contribuire a migliorare la qualità dell’aria

Come ciascuno può contribuire a migliorare la qualità dell’aria e delle città è presto detto, utilizzando il veicolo meno inquinante possibile, quando serve, tenendolo acceso il meno possibile, cosa banale ma non scontata.

E per l’acquisto di un veicolo occorre ragionare in termini di reale necessità, ovvero scegliere il veicolo in base ai percorsi da percorrere, quotidianamente o meno, ponendosi le giuste domande e dandosi le giuste risposte 

-se non uso l’auto durante la settimana e mi servo di servizi pubblici, bici o altro ha davvero senso acquistare l’auto per tenerla in garage, o forse è meglio noleggiarla quando serve

-se la uso solo in città o su brevi tratte, e ho la possibilità di ricaricare la batteria in garage,  box, posto auto o  colonnina vicino casa, forse mi basta un piccolo-medio veicolo elettrico, che con sconti, incentivi e bassi costi di gestione può diventare conveniente; oppure se il costo è per voi comunque  elevato posso scegliere una mild hybrid a basso costo e bassi consumi, disponibile sul mercato

-se invece percorro tratti in città e fuori comunque brevi, può valere sempre il discorso del veicolo elettrico, ma anche un ibrido di costo abbordabile (full o mild) che vi garantisca bassi costi d’acquisto e consumi; per le taglie medio-grandi con consumi più elevati, potendo economicamente e potendo ricaricare facilmente come sopra, l’ibrido plug-in che garantisce 50-60 Km in elettrico può fare al caso vostro

-se viaggiate molto e spesso esistono ibridi che adottano strategie vincenti, per cui consumi e costi di gestione possono essere assimilati a quelli delle auto a gasolio, che grazie alla attuale defiscalizzazione  del combustibile continuano ad essere più convenienti sui lunghi tragitti, ma sono comunque più inquinanti in barba a chi sostiene il contrario considerando solo le emissioni di CO2 e non anche Nox e PM; ma quanto dureranno questi incentivi dannosi per l’ambiente e per quanto ancora queste auto potranno entrare nelle città?

In ogni caso per chi percorre almeno 20.000 Km/anno non conviene acquistare l’auto, meglio noleggiarla in attesa che si chiariscano le strategie per l’ambiente.

Per chi fa pochi chilometri (5-10.000 Km/anno) meglio acquistarla con una delle tante formule che ne consentono la restituzione dopo 3-4 anni, così da avere la possibilità di liberarsi facilmente di un veicolo obsoleto.

In conclusione scegliete l’auto che vi piace e se non sapete quale motore  deve avere per le vostre esigenze, fatevi aiutare da Lo Scegli Veicolo

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