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Emissioni: cosa è cambiato e come nel 2020

Il 04 01 2021 nella sezione locale di un quotidiano, è apparso un articolo che riportava i dati di Legambiente sulle emissioni del 2020 di una città della Pianura Padana. Non citiamo il nome perché a nostro avviso le considerazioni sono valide per la maggior parte delle città della pianura più grande d’Italia.
Premesso che le misure sono normalmente effettuate su vie di grande comunicazione, spesso trafficate e con semafori che fanno ristagnare il traffico, quindi non rappresentative del reale livello di inquinamento della città, i dati citati spingono a diverse riflessioni. Infatti nonostante il lockdown di primavera 2020 che sembrava aver portato sollievo all’ambiente, gli sforamenti delle PM10 sono stati nel 2020 rispettivamente 61 e 39 alle due centraline di riferimento, comunque superiori ai 30 consentiti dalla direttiva europea per le città con almeno 150.000 abitanti. Di fatto in aumento rispetto a 2018 e 2019 ed in calo solo rispetto al 2017.

Gli inquinanti non sono diminuiti nel 2020

Inoltre se alcuni inquinanti come benzene e NOX durante il lockdown si sono molto ridotti, altri come la ammoniaca, generata in agricoltura quindi non influenzata dalla pandemia, e le polveri fini che hanno risentito dell’aumento dei riscaldamenti per effetto delle maggiori permanenze in casa e dell’uso delle biomasse (vedi cippato per stufe) sono invece aumentati causando i sopracitati superamenti.
L’interpretazione di Legambiente è che la pochezza delle misure ambientali che hanno interessato il bacino padano è di fatto la responsabile della situazione.

I risultati dei dati emissioni

Leggendo i dati degli ultimi 10 anni è evidente che
-l’inquinamento è indipendente dalle restrizioni alla circolazione
– le misure di contenimento adottate a livello locale e regionale sono ininfluenti
– l’unico santo a cui ci stiamo votando e che influisce sull’inquinamento è il meteo.

I casi di superamento nonostante il bassissimo livello veicolare durante il lockdown primaverile testimoniano che piantare gli alberi come si sta facendo non è più sufficiente e che rischia di essere una goccia nel mare se non si interviene con politiche di contenimento delle emissioni più efficaci in tutti i settori, trasporti, industria, agricoltura, edilizia ed investendo sull’efficientamento energetico.
Dobbiamo allora progettare un sistema che renda il paese più efficiente e vivibile, senza dover sperare in vento e pioggia per respirare aria decente.
Da più parti si parla della opportunità di finanziamento delle iniziative eco che viene dall’europeo Next Generation Fund (chi sa perché i giornali italiani lo chiamano Recovery Fund), ma come spesso accade il problema non sono i soldi per realizzare i progetti.

Lo strano caso del Diesel in Italia

In Italia il problema è che i fondi vengono usati per iniziative che vanno a beneficio di pochi, senza che nessuno controlli che sortiscano realmente gli effetti per cui vengono spesi. In sostanza per avere sussidi e supporto conta molto la politica e le parole, ma in ultima istanza nessuno verifica i fatti reali.
Che dire infatti della diatriba sui veicoli diesel, dove i soliti noti continuano a sostenere che sono ecologici, ma nessuna verifica sui veicoli in circolazione (Road Driving Emission test- RDE prevista dai nuovi cicli WLTP) viene effettuata per confermare o smentire le parole.

Ancor di più, per ulteriormente favorirli sono state alzate le soglie di emissioni di CO2 idonee per gli incentivi post COVID da 110gr/Km a 135 gr/Km (grazie a Dio solo fino a giugno 2021) perché i nuovi test WLTP sono più severi e danno valori più alti. Non è un caso se la quota percentuale di vetture diesel nei noleggi è stata la più alta d’Europa nel 2020, c’erano condizioni che le favorivano, ma forse con il 2021 e sulla spinta di ibride ed elettriche qualcosa sta cambiando.Ma come detto sopra la maggior parte dei PM è dovuto a riscaldamenti ed industria, dove
sono grandi gli interessi in gioco, economici e politici, ed i politici si guardano bene da fare
scelte impopolari.

Cosa fare?

Andando oltre le lamentele è tempo che:
-gli amministratori cittadini programmino a breve il divieto di accesso ai centri per i veicoli
inquinanti (che producono PM ed NOX) auto, furgoni, camion e macchine operatrici a gasolio,
-in agricoltura e allevamento si cessi di consentire lo spargimento di liquami e letami non
pretrattati per rimuovere la frazione gassosa (che non è semplice odore, è 60% metano e
40% CO2 che va in atmosfera) favorendo la digestione anaerobica (invece che impedirla
con comitati ed ostacoli vari),
-l’industria si doti di fonti energetiche rinnovabili (è di ieri la notizia che Mitsubishi costruirà
in Austria una acciaieria alimentata ad idrogeno) e dei depuratori necessari e controllati
-gli amministratori cittadini e regionali programmino l’efficientamento di edifici pubblici e privati ed il divieto all’utilizzo di combustibili e biomasse che generano PM (gasolio e biomasse), in un arco temporale medio-breve
– si decida finalmente di favorire i trattamenti di recupero dei rifiuti urbani e della loro
frazione gassosa per la produzione di biometano (a impatto zero come combustibile
sull’ambiente) con adeguati impianti, invece di ostacolarli e ritardarli con ricorsi di enti
pubblici e comitati cittadini opportunamente strumentalizzati

Se poi vengono effettuati i controlli ed applicate le sanzioni, forse in un tempo ragionevole
riusciamo a migliorare la qualità dell’aria, anche nella povera Pianura Padana quando
come spesso accade vento e pioggia non sono di sufficiente aiuto.
E allora cosa aspettiamo? Vogliamo continuare ad essere sanzionati dalla Comunità
Europea per inadempienza alle direttive sull’inquinamento dell’aria? Vogliamo continuare
ad avere allergie e problemi respiratori pur di circolare e inquinare liberamente in tutti i
settori o forse è meglio darci da fare e spingere i nostri politici a fare altrettanto, senza
protestare per ogni iniziativa a beneficio di tutti.
Tutti questi semplici e credo dovuti sforzi verrebbero ripagati da importanti benefici sociali
(salute dei cittadini) ed economici sulla sanità, e non è poco.

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